1959: che cos'è l'apartheid?


Gli uomini non nascono fratelli; devono scoprirsi l’un l’altro, ed è questa scoperta che l’apartheid cerca di impedire.
Che cos’è l’apartheid?
Dipende da chi risponde. Se lo chiedete a un membro del governo sudafricano, vi dirà che è lo sviluppo separato e parallelo di bianchi e neri. Se lo chiedete a un comune cittadino bianco che appoggia quella politica, vi dirà che è lo strumento per conservare il Sudafrica bianco.
Se lo chiedete a un nero, beh potrebbe darvi una qualsiasi delle tante risposte che emergono dagli aspetti dell’apartheid con cui si è scontrato quel giorno, poiché per lui non si tratta né di un concetto ideologico né di una politica, bensì di un contesto entro il quale tutta la sua vita – lo studio, il lavoro, l’amore – è rigorosamente confinata. Potrebbe farvi un elenco delle leggi che gli proibiscono di aspirare alla maggior parte degli obiettivi perseguiti da qualunque persona civile, o di godersi i piaceri che chiunque altro dà per scontati, ma è probabile che lo faccia. In quel momento la sua preoccupazione più grande potrebbe essere come salvare il figlio intelligente dalla scialba ‘istruzione bantu’ che il governo sta introducendo nelle scuole per neri al posto dell’istruzione normale. Oppure, può darsi che quando lo incontrate abbia appena trascorso una notte in cella perché si trovava fuori casa dopo il coprifuoco senza un pezzo di carta con sopra la firma di un bianco che lo autorizzasse a farlo. Forse (se è un uomo a cui interessano certe cose) è risentito perché in città danno un concerto cui non gli è permesso assistere, oppure (se è il genere di persona cui non interessano) è seccato di dover pagare un prezzo da mercato nero per una bottiglia di brandy che gli è proibito acquistare legalmente.
Questo è l’apartheid per lui. Tutte queste cose, grandi e piccole, e molte altre.
Se volete sapere come vivono gli africani – donne e uomini neri – in Sudafrica, otterrete in cambio della vostra curiosità una descrizione dell’apartheid nei fatti, perché nella vita di un nero, in tutta la sua vita, il rifiuto da parte del bianco ha sempre l’ultima parola. Con la parola ‘rifiuto’ è cominciato l’apartheid, molto prima che si consolidasse in leggi e legislazione, molto prima che diventasse una teoria di esclusione razziale e la politica di un governo. I nazionalisti afrikaner non l’hanno inventato, l’hanno semplicemente sviluppato. E l’impulso di Caino su cui si sono basati era ed è sempre in un gran numero di Sudafricani bianchi, sia di lingua inglese sia afrikaner.
In Sudafrica i neri svolgono i lavori più faticosi, perché nessun bianco vuole scavare una strada o scaricare un camion. Per qualsiasi tipo di mestiere che invece un bianco vuole fare, esistono sanzioni e restrizioni allo scopo di escludere il nero. Nell’edilizia, e nell’industria, gli africani sono i manovali e gli operai parzialmente qualificati e non possono, per legge, diventare nient’altro. Non possono servire dietro il banco dei negozi e non possono essere assunti insieme a impiegati bianchi. Ovunque lavorino, non possono usare i gabinetti o le mense dei lavoratori bianchi. La vita reale di qualsiasi comunità - ristoranti, bar, alberghi, locali e caffetterie – non trova spazio per l’uomo o la donna africani. Prestano servizio in tutti questi luoghi, però non possono entrare a sedersi. Gallerie d’arte, cinema, teatri, campi da golf e circoli sportivi, persino le biblioteche, non permettono l’accesso ai neri. Negli uffici postali e in tutti gli altri uffici governativi i neri vengono serviti a sportelli segregati.
Che cosa significhi vivere così, dal giorno in cui si nasce fino al giorno in cui si muore, io non posso dirvelo. Nessun bianco può farlo.