Sudafrica dopo la festa, i “figli di Mandela”



Conclusa la grande festa dei Mondiali, c’è il rischio che il mondo si dimentichi del Sudafrica.
Nulla sarebbe più sbagliato. In un mondo multietnico, sull’orlo del collasso economico ed ecologico, la Nazione Arcobaleno è un laboratorio del futuro, il luogo che ci dirà se l’uomo è in grado di vincere le sfide che l’attendono. A cominciare da quelle sociali. In Sudafrica le tensioni razziali restano forti: agli estremisti afrikaner, nostalgici dell’apartheid, si contrappongono demagoghi neri pronti a infiammare gli animi per un po’ di spazio sui giornali. Il razzismo assume spesso i contorni della xenofobia, perché nelle township il diverso non è il nero in sé, ma l’immigrato angolano o somalo, accusato di rubare il lavoro.
La verità è che l’odio è spesso figlio della povertà. Basti pensare che il 40% dei Sudafricani vive con meno di due dollari al giorno, un dato inaccettabile per qualsiasi democrazia.
La cosa paradossale è che se un tempo tutti desideravano avere almeno una goccia di sangue bianco nelle vene, oggi vale l’esatto contrario, e avere almeno un sedicesimo di sangue di colore è raccomandato quasi si trattasse di un indizio di “nobiltà sociale”. Gli standard di privilegio cambiano con ogni regime. E cosa ne è della Lotta (il termine generico che con la sua lettera maiuscola designa un’altra cosa che non smette mai di esistere, nonostante le vittorie annoverate nei libri di storia) per arrivare a riconoscere, a cominciare dal proprio intimo, che il nostro genere, il genere umano, non ha bisogno di distinzioni basate sulla composizione del sangue. Hanno già combinato un disastro in passato. Una volta c’erano neri che, poveracci, volevano rivendicare il loro essere bianchi. Adesso c’è un bianco che, poveraccio, vuole rivendicare il suo essere nero.
Il segreto è lo stesso.
Se si gratta la superficie, in un modo o nell’altro il conflitto razziale salta fuori.
L’apartheid è crollato da un pezzo, ma il Sudafrica resta uno dei paesi più diseguali del globo: l’80% delle terre è in mano ai bianchi, la Borsa è controllata da una ristretta élite, una manciata di multinazionali e imprenditori si spartisce il dominio dell’economia. E poi ci sono le grandi emergenze, sanitarie, come l’AIDS, e ambientali: in tutta l’Africa australe l'erosione dei suoli ha raggiunto livelli allarmanti, e si teme che verso il 2013 inizierà a mancare l’acqua nella provincia del Gauteng, motore economico del Sudafrica.
Questi Mondiali, però, dimostrano che la Nazione Arcobaleno può farcela. La sua risorsa più grande non è l’oro, ma il popolo sudafricano. I Sudafricani hanno enormi riserve di pazienza, dignità e coraggio. Solo il loro impegno potrà trasformare il Sudafrica in una Nazione migliore senza dimenticare mai l’insegnamento di Nelson Rolihlahla Mandela:
“Non c’è nessuna strada facile per la libertà”.